Nel 1673 nasce in Baviera Violante Beatrice, la futura Governatrice di Siena dal 1717 al 1731.
Violante era in realtà destinata a salire sul trono granducale, ma la morte del marito Ferdinando lo impedì. Fu il suocero, Cosimo III dei Medici, che decise di affidarle allora il Governorato di Siena, vacante da sei anni.
All'inizio del Settecento le contrade si erano ormai andate strutturando in diciassette realtà. Alcune, nel corso dei secoli, dopo essersi affacciate alla ribalta del palio e delle feste cittadine, avevano esaurito la loro capacità aggregante ed erano scomparse dalla scena.
Fra queste c'era anche l'Aquila. Ma alla vigilia degli anni Venti del XVIII secolo, un gentiluomo senese di grande cultura e di larghe disponibilità finanziarie, oltre che in grado di farsi ascoltare e prendere in considerazione negli alti luoghi della politica, decise di reinventarsi la "sua" contrada personale, e fece il diavolo a quattro per ottenere che l'Aquila fosse riammessa al Palio.
Non ci sarebbe stato granché di male se, frattempo, le altre contrade vicine non si fossero spartite il territorio aquilino e non avessero così sovrapposto il loro diritto a "battere cassa" (cioè, alla lettera, a suonare il tamburo per le strade del proprio territorio per ottenere dai contradaioli quelle elargizioni - piccole o grandi - di denaro necessarie per far funzionare la contrada stessa).
L'Aquila tornò tuttavia a vivere e a vincere, ma quello che venne fuori fu un putiferio di notevoli dimensioni. Tali, peraltro, da convincere la governatrice di Siena, la principessa Violante Beatrice di Baviera (posteggiata a Siena dalla corte medicea che non sapeva come utilizzare e come levarsi di torno questa donna, dopo che era rimasta vedova, tutt'altro che sciocca, e anzi. parecchio più intelligente e abile di molti altri membri della famiglia granducale).
La governatrice, così, emanò un bando, nel 1730, con il quale si fissava in modo definitivo a diciassette il numero delle contrade che avevano diritto a correre il Palio, e con il quale si stabilivano anche i confini territoriali di ciascuna di esse. Esattamente quelli che ancora oggi ogni contrada identifica come il proprio territorio.