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San Gimignano

Terre e castelli

Il territorio del comune di San Gimignano si estende per 138,83 kmq sui colli della Val d'Elsa. Borgo sulla via Francigena, poi castello, quindi libero comune, divenne sede di comunità nel 1776.

Ricordato per la prima volta nel 929 in un atto di donazione del re Ugo di Provenza al vescovo di Volterra, che aveva giurisdizione su tutto il territorio, San Gimignano era a quel tempo un modesto villaggio sulla via Francigena, ma destinato a divenire il più importante posto di tappa di quell'arteria medievale nel tratto che congiungeva Lucca a Siena; così pochi decenni dopo risulta già circondato da mura, e i vescovi volterrani ne promuovevano lo sviluppo in funzione dell'affermazione dei loro diritti sulla piccola nobiltà rurale dei dintorni. Verso la metà del XII secolo gli abitanti del castello, che dal 1147 si reggevano a comune con un governo consolare, tendevano ormai a un progressivo affrancamento dalla dominazione vescovile, con atti di crescente insubordinazione che si protrarranno per più di un secolo e che mostrano come la dipendenza dal vescovo volterrano divenisse dalla metà del Duecento solo formale; nello stesso tempo i sangimignanesi procedono a una politica mirata all'assoggettamento dei signori locali e dei castelli vicini, da Casaglia a Montignoso, a Fosci, a Catignano, in competizione anche con gli altrettanto interessati comuni di Colle, Poggibonsi e soprattutto Volterra. Sul finire del terzo decennio del Duecento, le mire espansionistiche dei sangimignanesi si appuntarono su Gambassi, che era un possesso della diocesi volterrana, ma la guerra scoppiata nel 1229 tra Siena e Poggibonsi da un lato e Firenze e Orvieto dall'altro li costrinse a scegliere uno schieramento: la scelta cadde su Firenze che da quel momento avrà una parte preminente nelle vicende politiche di San Gimignano. Diviso in fazioni, il comune vide dal 1239 al 1251 il sopravvento della parte ghibenina; con il 1252 si afferma invece un governo guelfo-popolare che dopo Montaperti è detronizzato mentre i maggiori esponenti del guelfismo locale sono costretti all'esilio. Con la loro riammissione in città conseguente alla disfatta degli svevi, la fazione guelfa ebbe di nuovo la supremazia, sanzionata dal giuramento di fedeltà a Carlo d'Angiò fatto da San Gimignano nel 1267 e dall'appartenenza ormai costante alla Lega dei comuni guelfi toscani; ma si giunse anche a un periodo contrassegnato da una sorta di convivenza pacifica tra le parti che contribuì a rendere il governo del comune stabile e attivo: segni evidenti di questo operoso benessere sono le notevoli realizzazioni architettoniche, dalla costruzione di una nuova cinta di mura all'edificazione del palazzo comunale, mentre i mercanti sangimignanesi incrementavano i commerci sia regionali (soprattutto con Pisa e con Firenze), sia verso l'Italia meridionale e il Levante, e si costruivano in patria solide dimore turrite.

Il governo cittadino, affidato dal 1270 alla magistratura degli VIII «della spesa», passò con la riforma del 1301 al collegio dei IX «difensori», accentuando le caratteristiche di organismo popolare. Ma una nuova guerra con Volterra (1307-1309) e i contrasti tra le maggiori famiglie (in particolare tra Salvucci e Ardinghelli) dalla fine del Duecento in poi, ebbero come conseguenza continue ingerenze da parte di Firenze, che a una sempre più cogente tutela politica e militare aggiunse anche nei primi decenni del Trecento una significativa penetrazione economica di privati fiorentini, con l'acquisto di terre nel piccolo distretto e il sempre più frequente ricorso a prestatori fiorentini anche da parte del comune. Dopo un crescendo di episodi formali e sostanziali preludenti all'assoggettamento, nel 1353 San Gimignano si sottomise a Firenze con una deliberazione spontanea del proprio Consiglio, avendo il vantaggio di ottenere patti di sottomissione onorevoli, con i quali comunque Firenze raggiungeva senza sforzo un'altra importante meta nel processo di annessione della Toscana centrale. Agli anni della crescita seguirono quelli del regresso che fu in primo luogo demografico: la popolazione del territorio, che all'inizio del Trecento doveva essere vicina ai 13.000 abitanti, scese nel 1350 a meno di 4.000 tra centro urbano e distretto in conseguenza della gravissitna epidemia di peste, e risulta ancora diminuita nel 1427 (3.138 abitanti), non dando fino al Settecento, tra ricorrenti epidemie e stagnazione economica, segni apprezzabili di ripresa, se si eccettua qualche decennio nella seconda metà del XV secolo. All'interno dello Stato fiorentino i sangimignanesi vissero da sudditi ossequienti, particolarmente legati alla casata medicea, mentre il loro ristretto ceto dirigente continuò in buona parte ad essere costituito dai discendenti delle famiglie eminenti nell'aureo periodo tra Duecento e primo Trecento (Salvucci, Useppi, Moronti, Braccieri, Abbracciabeni). Con le riforme leopoldine diveniva nel 1772 sede di un vicariato, ma nel 1784 tornava ad essere una semplice podesteria, e una vicenda analoga avveniva qualche decennio dopo: innalzato a vicariato nel 1846, nel 1850 era retrocesso a semplice pretura civile. Tra i personaggi illustri nati a San Gimignano si ricordano il poeta Fòlgore (secc. XIII-XIV) e Curzio da Picchena, uomo politico e letterato (1553- 1626).

La terra di San Gimignano era, in età medievale, economicamente florida: nel settore agricolo era importante e rinomata la coltura dello zafferano; il versante valdelsano del territorio era altresì noto per due qualità apprezzatissime di vino, il greco e la vernaccia, e buone erano anche le produzioni di cereali e di olio e sviluppato l'allevamento del bestiame suino e ovino. La sua posizione di tappa importante sulla via Francigena costituì in epoca medievale una delle principali ragioni di impulso per le attività commerciali e artigiane, fino a quando sul finire del Ducento la strada non fu spostata sul fondovalle, grazie all'avvenuta bonifica della bassa Val d'Elsa, costituendo una delle cause - per alcuni la principale - della successiva decadenza del comune; ma all'origine della sua crescita come centro urbano, il cui suggestivo aspetto è ancora oggi godibile, vi sono soprattutto generazioni di mercanti arricchitisi con l'esportazione dello zafferano e con altri svariati traffici. Nel XIII secolo, oltre all'attività di albergatori e vetturali era fiorente l'artigianato per la confezione di panni di lana e per la fabbricazione del vetro. Già molto regredita nel tardo medioevo, nel XVI e XVII secolo San Gimignano perse quasi del tutto la sua vitalità economica, e solo dal Settecento data l'inizio di un lento movimento di ripresa con gualchiere e tintorie, produzione di cappelli di fehro, tele di lino, oggetti in cuoio, utensili di ferro e di legno, laterizi. Attualmente, alle tradizionali attività agricole, che costituivano l'ossatura economica del territorio sangimignanese, si sono affiancate nuove risorse nel settore industriale e terziario. Le coltivazioni principali sono costituite dalla vite, dalla quale si ricava la tradizionale vernaccia, dall'olivo e dai cereali, mentre è ancora diffuso l'allevamento del bestiame. Nell'industria operano varie aziende disseminate nel territorio, con specializzazione nei settori metalmeccanico e della plastica, alimentare (vino e olio), delle calzature e accessori per scarpe, del mobile e delle confezioni. San Gimignano è comunque soprattutto meta di un notevole flusso turistico, e nelle sue campagne molte aziende praticano l'agriturismo.

La popolazione totale del territorio comunale raggiunge, nel 1991, le 6.956 unità con una densità di 50 abitanti per kmq. Nel corso dell'Ottocento e fino alla metà del nostro secolo San Gimignano era densamente popolata, con 5.773 abitanti nel 1830, 8.525 nel 1881, fino agli 11.270 del 1936 e agli 11.297 del 195l; a partire da questo momento c'è stato un notevole regresso demografico, che ha portato il comune a 10.039 abitanti nel 1961, a 7.673 nel 1971 e a 7.371 nel 1981.

STEMMA: Troncato di rosso e d'oro, al leone d'argento tenente con la branca anteriore destra uno scudetto d'azzurro con tre gigli d'oro 1, 2.

GONFALONE: Drappo troncato e di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro: «Città di San Gimignano» (Decreto del Capo del Governo in data 29 aprile 1936).

Un leone rampante, un disco azzurro con tre gigli d'oro, la parte superiore rossa e quella inferiore gialla, sono i simboli dello stemma di San Gimignano. I colori sono un riferimento importante per la storia dí questa antica comunità.

Secondo la tradizione, al tempo di Carlo Magno, sarebbero sorte discordie fra nobiltà e popolo e in segno di riappacificazione lo stemma fu tinto dei due colori rappresentativi delle fazioni: il rosso i nobili e il giallo la gente del popolo. Il leone bianco sembra che fosse un dono dell'imperatore Ottone III, mentre i gigli d'oro furono concessi alla città della casa reale di Francia. I gigli, spostati dall'alto dello stemma, furono poi racchiusi in uno scudetto e appoggiati alla zampa del leone, in segno di riconoscimento dell'autorità fiorentina sul territorio. San Gimignano fu dichiarata «città» con il medesimo decreto sopra citato.

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