Nel 2 Luglio 1752 fu corso il solito Palio di 60 talleri e lo vinse la Contrada della Chiocciola. È stata una bellissima carriera contrastata, e per le picche dei più bravi fantini per nerbarsi e per essere tenuti, il fantino Ministro con il fantino Bechino ed altri, cioè Giacomino con Tenerino, ha vinto la Chiocciola.
Il 17 Agosto la Contrada della Chiocciola ha fatto ricorrere il Palio di 40 talleri, la qual Contrada ha fatto un bel carro e cavalcata, come ancora ha fatto una bella cavalcata la Contrada della Giraffa e il Palio lo ha vinto la Contrada della Torre. È stata una mediocre carriera, ma una bella mossa, che sono sortite tutte e dieci le Contrade insieme appena caduto il canape e tutte un gruppo fino passata la fonte, con gran rimbombo di nerbate, ma poco dopo la Contrada dell’Aquila, fantino Bechino, gli riuscì svilupparsi dalle altre voltò prima a San Martino e lasciò dietro le altre, che hanno fatto la fila delle oche, e si mantiene sempre prima più di sei cavalli staccati, che gli aquilini si tenevano il Palio in mano sicuro, ma finita la pianata dei Signori, nell’incominciare la salita del Casato, alla terza girata, alla detta Contrada dell’Aquila, gli fu tenuto il cavallo da gente degli spettatori e fatto trattenere apposta per causa delle grandi scommesse (e perché ancora la gente sta tutta nel mezzo al corso che appena vi possono passare uno o due cavalli) e il cavallo essendo tenuto si fermò e perse tempo e non potè andare avanti, tanto che fu raggiunto dalla Pantera, fantino Ministro, il quale tenne prima il fantino Bechino, e poi il cavallo per la briglia, e fece si che passasse la Torre, voltandosi Ministro lo chiamò dicendogli: “Compare che fai? Non passi? Passa, sprona il cavallo e tira via!”, e gli passò davanti poco prima del palco dei signori giudici e vinse il Palio la Torre come si è detto sopra.
La Contrada dell’Aquila ne fece subito protesta, contro gli autori che avevano tenuto o fatto tenere il cavallo dell’Aquila, e messo in lite il detto Palio a tutti danni e spese, e il capo dei quali che aveva fatto tenere il cavallo dell’Aquila è stato un certo Giuseppe Vichi, detto Gigiaccio e la lite durò due anni, e l’ultima sentenza fino alla terza istanza fu data con piena ruota in favor dell’Aquila, e fu condannato il Vichi, detto Gigiaccio a dover pagare il Palio di 40 talleri alla Contrada dell’Aquila, rindennizzare il fantino della carriera e mance, e dover rifare un drappellone simile, con la Madonna del Rosario, le otto armi dei Signori protettori con in fondo lo stemma della Contrada, cioè la Chiocciola, e il millesimo ed i suoi sestini intorno al baccile, e nastri (ma bensì il detto drappellone fu fatto di tela, a mo’ di seta) e fu mandato alla Contrada dell’Aquila con le trombe e tamburi, e che le scommesse andassero a monte.
Gli aquilini ne fecero gran feste, per la sua Contrada, e fecero inoltre nella Piazza di Postierla una girandola di fuochi artificiali, con un fantoccio sopra esprimente il detto Gigiaccio, ma dall’imperial governo gli fu proibito bruciare detto fantoccio, e dai birri fu fatto levare, e per quella sera non vi fu più altrimenti i fuochi, ma la Domenica fu fatta girare la girandola, senza il fantoccio.