Il Palio non venne mai corso nell'estate del 1859. Il faldone relativo nell'Archivio del Comune di Siena è intestato "Feste pubbliche sospese tanto del 2 luglio quanto del 16 agosto 1859 causa della guerra per l'indipendenza italiana". Le Contrade vennero chiamate in quest'occasione ad esprimersi individualmente sulla proposta di non correre i palii dell'estate, ma non attraverso i loro capitani come nel 1848, bensì direttamente con delibere popolari assembleari, delle quali ognuna delle consorelle fu tenuta a dar conto al gonfaloniere.
Ad esempio la Chiocciola dopo l'assemblea del 7 giugno comunicava non solo il suo parere positivo, ma la volontà "che si dimostrasse nello stesso tempo essere desiderio della Contrada che tutto ciò che sarebbe stato speso per le dette corse si erogasse a profitto della guerra dell'indipendenza italiana".
Anche la Selva condivideva "il desiderio di sospendere le feste popolari finché non sia terminata la guerra che si combatte per ottenere la desiderata indipendenza". E nobilmente aggiungeva: "Se si faranno, la suddetta Contrada non intende di prendersi i suoi privilegi", ossia non avrebbe comunque partecipato.
Invece più prudentemente la Tartuca, nell'assemblea riunita il 14 giugno, indicava la volontà che "sia sospesa la corsa del luglio in vista della contraddizione in cui cadrebbe la nostra città esultando e facendo feste mentre moltissimi dei suoi figli e della maggior parte delle città d'Italia perdono la vita a benefizio della patria", tuttavia la Contrada si riservava la facoltà di partecipare al Palio, qualora si fosse corso contro la sua volontà.
L'Istrice riunito in assemblea il 14 giugno metteva a partito la proposta che l'effettuazione della carriera venisse rimessa a tempo più opportuno e l'approvava all'unanimità, con 29 palle bianche su 29.
Altre Contrade, motu proprio, decisero di non effettuare nemmeno le tradizionali feste titolari. Ad esempio, il 12 maggio 1859, la Contrada del Drago stampava e inviava al gonfaloniere una lettera nella quale i suoi signori della festa titolare affermavano di rinunciare "alle solite pubbliche dimostrazioni, che non sarebbero giustificate al cospetto di ognun generoso, a causa delle condizioni eccezionali e solenni, in cui si trova in questi momenti la Patria comune".
Le contrade offrivano alla causa nazionale il loro bene più prezioso, il Palio.