Ieri la città era cosi animata, che in certe ore e in certe località si rendeva abbastanza difficile la circolazione.
Nessuno riuscirebbe a stabilire, nemmeno approssimativamente, il numero delle persone che si erano date convegno a Siena per assistere alla festa tradizionale e caratteristica. Treni, diligenze, carrozze private e automobili riversarono qui dalle città vicine o lontane e dai paesi prossimi una folla immensa.
Le centinaia di bandiere dagli svariati colori delle contrade che si agitavano ai confini dei rioni e alle finestre dei capitani e dei priori, formavano l'ammirazione dei forestieri che quest'anno in numero anche maggiore del solito erano venuti a godesi lo spettacolo.
L'attesa era divenuta anche maggiore per l'annunzio che alla corsa avrebbero assistito anche i valorosi giovani, reduci dalla Libia e ricoverati al nostro Policlinico.
Poco dopo le ore 16, le contrade, muovendo dalle respettive sedi, si recarono per la città a rendere le onoranze ai protettori e quindi si riunirono nel cortile della Prefettura per disporsi in corteo.
Molto tempo avanti che cominciasse la sfilata delle comparse, la Piazza del Campo era gremita. Sarebbe superfluo che noi ripetessimo la decrizione dell'aspetto che presenta in simili occasioni il magnifico anfiteatro.
Dopo che la pista era stata sgombrata, giunsero in gruppo i reduci dalla guerra che si recarono a prendere posto nel palco, a loro apprestato dal Municipio. Essi furono accolti da una dimostrazione imponentissima, come raccontiamo più avanti.
Incominciò subito lo sfilamento del corteo che fece l'ingresso nella piazza, al suono dei trombetti e dei musici di Palazzo, mentre il campanone della Torre del Mangia diffondeva a grande distanza i suoi rintocchi in segno di festa.
Il corteo si svolse ordinatissimo; le diciassette contrade nei loro pittoreschi e ricchi costumi destarono la viva ammirazione degli spettatori che con frequenti applausi mostravano il loro grande compiacimento.
Dopo la sfilata del corteo, fra l'intensa generale aspettativa fu dato il segnale dell'uscita dei fantini dal Palazzo del Podestà.
I primi cavalli entrarono tranquillamente fra i due canapi della mossa; ma quelli della Giraffa e della Lupa furono restii, cosicché tutti gli altri, prima dell'entrata di questi ritardatari, urtarono il canapo per scappare. I fantini dell'Istrice e dell'Onda caddero e fortunatamente non si fecero alcun male; allora il mossiere dott. Meucci, fece scattare il canapo, onde evitare più dolorose conseguenze.
I cavalli si slanciarono in carriera, preceduti dalla Giraffa e dalla Lupa e compirono più d'un giro non essendo stato sparato il mortaletto per indicare, che la mossa non era valida. Come è naturale, dato il fanatismo dei nostri popolani, l'incidente sollevò una certa agitazione; ma ben presto tutto rientrò nella calma e sollecitamente si compierono le formalità per ricondurre i cavalli alla mossa, la quale riuscì benissimo.
Quasi subito si staccò dal gruppo la Lupa, incalzata dalla Chiocciola e dalla Giraffa e seguita a breve distanza dall'Onda, dal Montone e dall'Oca.
La lotta fu accanitissima. I fantini della Giraffa e della Chiocciola fecero sforzi inauditi per potere avvicinare e passare la Lupa, ma questa rimase in testa per tutti e tre i giri, terminando la corsa, con almeno tre lunghezze di vantaggio sulla Giraffa e sulla Chiocciola, rispettivamenle seconda e terza.
Anche per le altre contrade fu assai animata la lotta e specialmente i fantini dell'Oca e del Montone si scambiarono solenni nerbate. Il fantino della Tartuca cadde malamente al secondo giro della pista, presso la svolta del Casato.
Subito dopo la corsa si rinnovarono le solite scene d'entusiasmo. Una folla di lupaioli assieme ai carabinieri circondò il vincitore, portandolo in trionfo, mentre dal palco dei giudici veniva calato il Palio e consegnato ai rappresentanti della contrada, i quali fra grida di giubilo lo portarono trionfalmente nel rione.
Mentre la Piazza del Campo andava gradatamente sfollandosi, una vera fiumana di gente si riversava nella contrada della Lupa, esultante per la riportata vittoria.
Le campane della Chiesa di S.Rocco, patrono della contrada, suonavano a distesa e da ogni parte si emettevano grida di gioia; il fantino vincitore veniva fatto segno alle più calde manifestazioni. Egli che chiamasi Alfonso Menichetti, nativo di Scansano, godeva già in Siena una lunga notorietà per i brillanti successi riportati in corse precedenti, fra le quali ultima quella del 2 Luglio scorso, in cui portò alla vittoria i colori della nobil contrada del Bruco. A lui non mancarono le congratulazioni di molte autorità e personaggi che si erano recati nella Lupa.
Intanto i locali della Contrada erano stati aperti al pubblico e subito rigurgitarono di visitatori, ai quali era gentilmente offerto un sontuoso rinfresco. Molte bottiglie di champagne furono votate in onore della Contrada.
Gli onori di casa venivano fatti con squisita signorilità dal Capitano signor Pasquale Franci e dagli altri membri del seggio, signori Franci Gualtiero, Granai Carlo Alberto, Giunti Francesco, Rossi Umberto, Masotti Gino e da altri volenterosi.
Il Palio, bella opera del pittore senese Giunti Vittorio, nato e domiciliato nella contrada della Lupa era oggetto di viva ammirazione. Vicino ad esso si notava l'ultimo Palio vinto nella corsa del 2 Luglio 1909 dalla contrada che celebra la sua ventinovesima vittoria. La festa e l'animazione si protrassero fino a tarda ora.
Quest'oggi la comparsa al completo ha fatto il solito giro per la città, rendendo omaggio ai soci protettori e accolta dovunque da segni di grande simpatia.
Stasera, ricorrendo anche la festa del Santo titolare della Contrada nella Chiesa di S.Rocco, saranno celebrate solenni funzioni. Presterà servizio una musica cittadina e sarà eseguita l'illuminazione del rione con bracciali e stelle di lampadine.
I militi della Pubblica Assistenza trasportarono ieri sollecitamente all'Ospedale con la lettiga a mano il fantino della Tartuca Emidi Arduino del fu Michele di anni 36. Fu subito visitato dal medico di turno dott. Corsini che gli riscontrò una distorsione al piede sinistro e un'abrasione alla gamba sinistra, giudicandolo guaribile in 20 giorni, salvo complicazioni, trattenendolo all'Ospedale.