Ha vinto il Bruco. Dopo un'attesa infinita di oltre mezz'ora, due mosse non valide e un nervosismo estenuante, la Contrada giallo/verde ha trionfato di nuovo con lo stesso fantino che gli fece conquistare la Carriera nell'agosto 2003. Trecciolino, come il mitico Aceto, ha vinto con lo stesso cavallo per tre volte.
Il mossiere Daniele Masala, olimpionico di Pentathlon moderno, ha chiamato alla mossa Torre, Chiocciola, Onda, Bruco, Lupa, Tartuca, Civetta, Leocorno e Nicchio, con l'Aquila di rincorsa. Parte in testa il Bruco, seguito dall'Onda, dal Nicchio e dalla Torre.
Alla prima curva di S.Martino il Bruco è inseguito dal Nicchio e dalla Torre. Entra l'Onda dall'interno e cade la Tartuca.
Al primo Casato il Bruco è sempre in testa, dietro il Nicchio; con distacco seguono Civetta, Lupa e Onda. La disputa si gioca adesso tra Bruco e Nicchio che, non riuscendo a passare dall'interno, allarga e cade al secondo S. Martino.
Alla seconda curva del Casato il Bruco ha già vinto il Palio, distaccando la Civetta e l'Aquila che invano cercano di raggiungerlo. Stesso ordine anche all'ultimo S.Martino dove cade la Torre.
La corsa del Bruco è ormai inarrestabile. Taglia il bandierino senza difficoltà, in maniera magica.
Il tufo come sempre ha espresso il suo verdetto. In un minuto e poco più, tutto si è concluso, e le voci, le chiacchiere dei giorni passati, hanno trovato le loro conferme o le loro smentite.
Ed il verdetto, giusto o ingiusto, è quello. Inappellabile, per il vincitore e per i vinti, per chi aveva ragione o per chi aveva torto. Del resto, ragioni e torti si perdono nei meandri della pura dialettica.
Quella stessa dialettica che è l'anima del Palio. Quella stessa dialettica così bene espressa dal drappellone dipinto da Rita Petti e dedicato a Pio II (Enea Silvio Piccolomini 1405-1464, senese di nobili origini), che trova proprio nel bianco e nero, i colori che lo dominano, la sua massima espressione. Il bianco e nero dal quale tutto nasce, la contrapposizione degli opposti, o meglio: dialogo, come la stessa autrice ha ribadito durante la presentazione del “cencio”.
Il bianco, essenza e fusione di tutti i colori dell'iride ed il nero, assenza totale, spazio vuoto. Il bianco e nero, simbolo stesso di Siena, che fin dal cromatismo dell'araldica si presenta in questo continuo gioco delle parti, questo incontro-scontro, tra sacro e profano, tra gioia dei vincitori, dolore dei vinti. Riso e pianto.
Ma anche questo, poi, fa solo parte delle chiacchiere. Anche questa, poi, in fin dei conti, è solo dialettica. Per stasera, a parlare saranno i tamburi festanti del popolo di Barbicone, il fruscio delle bandiere di seta, i canti che si protrarranno fino all'alba.
Perché la piazza, ha ormai espresso il suo verdetto e di nuovo si prepara al prossimo; quello del 16 agosto.