Nel 1460 si trovava in Siena papa Pio II e numerosi illustri personaggi venuti al suo seguito e perciò si volle che la festa avesse un fasto veramente eccezionale.
Si autorizzò una spesa di 500 fiorini, e siccome le casse del Comune erano vuote, si autorizzò a prelevarli dalla cassa della Dogana delle Some. Si fece anche una giostra, per la quale fu posta come premio una celata, che si tolse da quelle custodite dall'Operaio della Camera.
Per adornare l'altare del Duomo si prestarono le due statue d'argento di S. Pietro e S. Paolo, opera di Giovanni Turini, e la rosa d'oro, che stavano nella cappella di palazzo.
Fu anche fatto un carro, che deve essere stato del tipo di quelli già trovati qualche volta negli anni precedenti e che divennero poi normali più tardi, cioè qualche cosa che ricorda i carri allegorici dei moderni corsi carnevaleschi; si invitarono al banchetto gli ambasciatori di Milano e di Mantova e i nipoti del papa e si fecero ricchi donativi al papa, ai cardinali di S. Pietro in Vincoli e di Barcellona, all'ambasciatore del re di Francia e al catalano Giovanni Solera.
La giostra ricordata di sopra, dato che il premio al vincitore era una celata, fu certamente un torneo di cavalieri e non una cacciata né una tauromachia come venne in uso più tardi