1491, agosto. Caccia per i "Sextiles ludi"
Vi parteciparono alcune schiere, tra cui: CHIOCCIOLA e GIRAFFA.
Nel quadro dei ludi senesi, la caccia ad animali selvatici sguinzagliati per la Piazza del Campo costituì per molti anni il più bel divertimento popolare. Nella piazza, chiusa da un solido steccato, venivano posti in libertà animali di ogni specie, catturati per conto dell'Amministrazione Comunale nelle campagne e nei boschi prossimi alla città: cinghiali, orsi, daini, istrici, tassi, lepri... Anche prima che divenisse di moda cacciare i tori (si ha notizia che nel 1472 fu organizzata una caccia, durante la quale alcuni scalmanati uccisero un toro in maniera non regolare), il giuoco possedeva elementi altamente spettacolari e le Contrade ne accrescevano la suggestività intervenendovi con i loro apparati. Verso la fine del secolo XV il gioco era ormai famoso...
Nelle sue "Historiae" il Tizio riporta la notizia che il nobile Bindino Tommasi scrisse a Firenze a Piero de' Medici circa l'antica consuetudine dei Senesi di allestire "Sextiles ludi" (cioè i giuochi d'agosto, sesto mese - anno in stile senese - a partire da marzo) e gli narrò la caccia, organizzata durante la festa dell'Assunta dell'anno 1491. La lettera fu data anche alle stampe nel 1500, in Siena.
Lo svolgimento della festa seguì il cerimoniale consueto: un folto gruppo di suonatori e mulattieri entrò in Piazza portando gli strumenti per la caccia; lo seguivano alcune schiere sotto l'insegna della Chiocciola e del Camelopardo (Giraffa); altri personaggi sfilarono con abiti "di uomini silvestri", altri ancora mascherati da ninfe. Queste schiere, dopo aver fatto alcuni giri intorno alla Piazza, danzando e cantando, entrarono dentro lo steccato ed iniziarono a cacciare, con armi bianche, gli animali ivi racchiusi: cinghiali, cervi, buoi e tori.
Apud Senenses interea, cum iam augusti medium adesset, venationes atque spectacula celeberrima acta sunt, que sane recensere longum foret cum in illis nonnulla preter solitum populo conspicienda prebuerint. Non tamen obmictemus Bindini Thommasii doctoris ad eam rem Petro Mediceo conscriptam epistolam, cuius titulus erat: "Sextiles ludi"; principium autem erat huiusmodi: "Cum mecum ipse, inclite Petre Medices, spectaculorum nostrorum reminiscor, que hoc precipue anno in harena gesta sunt, ad te brevi epistola censeo significanda, ut ea quod absens fueris, a te primunm tum a pluribus, tua queant auctorirate quasi presentia inspici in quibus aliquid comperies quod antiquitatem, ni fallor, redolebit.
Si quidem tibicines ad etrusce similitudinem pompe muliones venantium plagas aliasque sarcinulas ferentes prehibant; superbis simie, circopytheci, aquile atque vultures, mimmi, bistriones varii, peregrini et innumerabiles.
Et quod munificientie est quasi Luerius alter per campum aera Iani more percussa passim dispergebat, que certantes et undique confluentes raptim colligerent, mox homines fermo silvestres habitu cum chimeris iterum a Bellerophonte devinciendis et Choclea domicilio caput crebro exerente, iterque corniculis pretentante atque Camelopardali anteriori parte sexquitertia posteriori cruribus altius eminenti monstro quoque horrendo altera parte humanam faciem, altera canem referente ipsius donzini insignibus.
Maxinza deinde ninpharum copia magna iuvenum comitante catherva, pars canes Indos feras naribus presagientes loco retrabens, pars millo nustate magnitudinis quasi Albanos qui vilia ludibrio obmictunt, animalia ferocia quippe aggrediuntur; hinc sarmatis equis fimbriis et armillis phaleratis turba insidet auto gemmisque referta. Tum stat corniger puer abito patrio venabulo insignis cornuque Aristidis pictura ubi venatores cum captura ita decurrunt ut sudare videantur.
Arma ita deponunt ut anhelare sentiantur. Citaredorum, timpanistarum, tibicinum, fidicinum armonia peditum pharetrate cohortes, canentes, psallentes post odorum copiam habenas domini circumstabant. Ipse autem divine indolis humaneque exemplar egregium veste aureis intexta sideribus gemmisque omnium vehitur pulcherrimus.
Ruunt preterea dato signo omnes per Campum, late cursitant feris occurrere cupientes, quas canes torquibus iam cute in n1agna obesitate adopertis dilaniant, quibus non segnior dominus venationibus vagans circumspiciens, vidit cervam velocitate eximiam a canibus oppressasam, uti Quinti Settori fatidicam vallum saltu superantem, aprum deinde spumantem atque homines morsu vastantem tanta canum multitudine insequuntur ac Sigaramantium regem iterum ab exilio reducerent, quem una ex nimphis que cetera cum nobilitate senensi aderat sagitta perstrinxit, thauros demum, quos Caricos Asia vocat, animal phedum visu, torva fronte, auribus setosis, cornibus in procintu dimicationem poscentibus tubere super armos a cervicibus eminente canes aggrediunur; qui modo hos, modo illos, calcibus, cornibusque patentes prosternuunt, quorum alter tamdem lassus Etiopis falcato ense ictus concidit exanimis, alterius dorsum Bruschus, ille equorum domitor; exinde conspicuus ascendit eo animai stimulo ardens ira glicente alternos replicat saltus ita spargens in altum arenam ut per horam spectaculum vel Cesaris dictatoris superans profecto dignum memoria exiterit.
Vale, Sene, anno saluti MCCCCLXXXXI".
Forse tale tauromachia è la stessa che l'abate Agostino Provedi, autore di una "Relazione delle pubbliche feste date in Siena negli ultimi cinque secoli" (1791), stampata verso la fine del sec. XVIII, definì "Caccia di poco rimarco", ascrivendola all'anno 1491. Secondo il Provedi, al "combattimento" intervennero due gruppi di contradaioli, ma - diversamente da quanto scrive il Tizio - l'abate racconta che uno inalberava l'insegna del Leopardo (che sembra sia stato uno dei simboli assunti dagli abitanti di Pantaneto prima di adottare l'emblema del Leocorno) ed un altro quella del Rinoceronte (che identificava la Contrada della Selva) ma questo appare improbabile perché il rinoceronte era un animale pressoché sconosciuto. Il primo rinoceronte in Europa dal tempo dei Romani sarà quello donato al re del Portogallo Emanuele I nel 1514.
Racconta il Provedi: Dopo un numeroso seguito di suonatori, e mulattiei, che portavano i necessari istrumenti per la caccia, comparivano alcune schiere sotto le insegne del Leopardo, che in oggi è l'insegna della Contrada del Leocorno, altre sotto quella del Rinoceronte, insegna ai tempi nostri della Selva, le quali dopo alcune chiaranzane, o giri per la piazza entravano nello steccato della medesima, e ciascuno con armi bianche faceva mostra di suo valore contro i cinghiali, cervi, buoi, ed altri animali, che erano racchiusi nello steccato, i quali uccisi, si terminava in una sontuosa merenda la famosa caccia.
Il Provedi definì questa "Caccia di poco rimarco", ma sappiamo che nel 1491 le feste dell'Assunta furono nell'insieme assai splendide. Nella "Biccherna 345" dell'Archivio di Stato di Siena sono registrate dettagliatamente tutte le spese di quei festeggiamenti, e risultano notevoli. Probabilmente - commenta Giovanni Cecchini - era a Siena qualche ospite di riguardo del Comune, perché fu ordinato un sontuoso banchetto, per il quale venne imprestata ai Deputati della Festa l'argenteria del pubblico Palazzo.