Una vittoria a tavolino - di Alberto Fiorini
Nel lontano anno 1664 furono disputati ben tre Palii: uno ordinario e due straordinari. Quello ordinario fu effettuato il 2 luglio per la tradizionale festa della Visitazione della Madonna celebrata in Provenzano; quelli straordinari furono corsi in giugno e in ottobre a richiesta della Nobile Conversazione del Casino, che si era fatta promotrice delle feste in onore di illustri personaggi della potente famiglia Chigi.
Il primo Palio straordinario del 1664 fu corso martedì 3 giugno, festa del Corpus Domini, in onore del principe romano Agostino Chigi, castellano di Castel Sant’Angelo, nipote del papa senese Alessandro VII. Vinse il Leocorno. La carriera di ottobre, disputata il giorno 5, fu organizzata su proposta del Governatore Curzio Sergardi, il quale ritenne doveroso fare qualche festa di gioia al Cardinale Flavio Chigi in visita a Siena. Su questa corsa non esistono documenti o memorie; pertanto non è possibile formulare ipotesi su chi vi partecipò oppure dire quale Contrada vinse.
Sappiamo invece chi vinse la carriera di Provenzano del 1664: la Civetta, a... tavolino. Fu il primo Palio “alla tonda” vinto dalla nostra Contrada, La carriera del 2 luglio 1664 in onore di Santa Maria di Provenzano è rimasta negli annali palieschi per la sua storia singolare. Infatti, al termine dei tre giri di pista non era arrivata prima la Civetta, bensì il cavallo della Contrada della Lupa, che aveva superato il Palco dei Giudici dell’Arrivo privo del suo fantino.
Era la prima volta che un cavallo “scosso” giungeva primo in una carriera “alla tonda”. Nelle precedenti otto carriere (o forse meno) disputate in onore della Madonna di Provenzano e nelle poche precedenti carriere straordinarie disputate in piazza non era mai successo. Fatto sta che il Governatore di Siena, Principe Don Mattias de’ Medici, ordinò la squalifica della Lupa e l’assegnazione del Palio alla Civetta, arrivata seconda con il proprio fantino a cavallo.
Il risultato inusitato ingenerò non poca confusione negli estensori di memorie paliesche. I primi storici della festa senese, non riuscendo a trovare una spiegazione plausibile all’esito della gara, dettero della corsa (e dei suoi protagonisti) le versioni più disparate. Ma tra queste vi è una breve cronaca, abbastanza degna di fede, perché si deve a Girolamo Macchi, scrittore maggiore dell’ospedale Santa Maria della Scala (una specie di controllore della contabilità), vissuto fra il 1648 e il 1734, autore di molti libri di memorie nei quali vengono tracciati gli eventi fondamentali di Siena a partire dalle origini fino al Settecento:
L’Anno 1664, il 2 luglio, cioè data che fu la Mossa, cascò il fantino della Lupa e il Cavallo, (che) era il primo, attese a correre e si mantenne primo; e perché quello della Civetta era secondo, dal Ser.mo Principe Mattias fu ordinato darsi (il drappellone) a questa Contrada, perché il Palio fu resoluto lo venca il Fantino e no’ il Cavallo.
In passato succedeva abbastanza di frequente che nei nei Palii “alla lunga” giungesse primo un cavallo “scosso”, poiché i Signori privati, proprietari dei barberi, talvolta ordinavano ai propri fantini (“putti”) di scendere da cavallo alla mossa e di far partire l’animale con una frustata ben assestata, oppure di gettarsi in corsa per alleggerire la cavalcatura. Addirittura, per impedire tali pericolose scorrettezze, in occasione del Palio della Maddalena del 22 luglio 1493, che partendo da Fontebecci arrivava a porta Camollia, la Balìa era stata costretta a stabilire che non si considerasse vincente il cavallo che fosse partito scosso o il cui fantino fosse caduto per caso prima di essere arrivato al Portone Dipinto (l’antiporto di Camollia).
Il 14 agosto un ordine analogo, salvo la diversità del percorso, fu bandito anche per il Palio dell’Assunta, a conferma che la carriera si faceva con cavalli montati, sebbene l’ultima parte del corso rimanesse valida anche se il fantino era caduto dopo raggiunto il limite prescritto. In quei casi, per dirimere ogni possibile controversia, la Balìa aveva ordinato che ogni eventuale contestazione sulla corsa dovesse essere decisa dai Quattro di Biccherna insieme al loro camarlingo, al Giudice degli Appelli e a quello delle Cause Civili.
La disposizione fu rinnovata dalla Balìa in occasione del Palio dell’Assunta del 1507, che fu caratterizzata da un incidente e da contestazioni gravi per la vittoria di un cavallo “scosso”. Il 17 agosto fu ordinato infatti che “in perpetuo” la corsa del Palio dovesse farsi con cavalli montati e che se i fantini cadevano o smontavano prima della torre di S. Antonino (doveva essere in via di Città) per il Palio di agosto, o prima del palazzo dei Diavoli per quello della Maddalena, il cavallo così scosso non poteva avere il premio, anche se fosse arrivato per primo al traguardo. A quanto pare, però, specialmente durante il Palio della Maddalena, molti fantini continuarono a gettarsi a terra per alleggerire il cavallo a danno degli altri.
Così la norma, che dichiarava squalifi cati i barberi che fossero arrivati all’antiporto di Camollia senza il fantino, fu nuovamente inserita in una notificazione della Biccherna del 2 luglio 1512, contenente disposizioni per la carriera istituita dal magnifico Pandolfo Petrucci. Il 22 luglio, per togliere ogni sospetto sulla regolarità della competizione e impedire ogni imbroglio, la disposizione fu ripetuta nel bando riguardante il Palio dell’Assunta. Addirittura, al fine di togliere ai concorrenti il pretesto dell’ignoranza, l’ordine fu notificato personalmente a tutti i partecipanti.
La norma che i cavalli dovessero correre il Palio dell’Assunta montati fu rinnovata anche negli anni seguenti e per le altre carriere alla lunga sopravvissute dopo la soppressione del Palio della Maddalena. Ad esempio, il Palio di S. Jacopo cui soprintendeva la Biccherna era da assegnare al cavallo più veloce e montato da un fantino, purché stesse a cavallo fin dentro le porte della città.
Tornando al Palio del 2 luglio 1664, non sappiamo se il Principe mediceo fu presente alla corsa, per quanto fosse amante della manifestazione senese e dei cavalli. Secondo il racconto di uno dei primi estensori di memorie paliesche, il montonaiolo Giusto Gagliardi, vissuto tra 1700 e 1800 (morì il 24 ottobre 1837), e quindi non contemporaneo all’evento, sembrerebbe che sia stata la stessa Contrada della Civetta a sollecitare una decisione del Principe, sollevando le ovvie proteste dei contradaioli della Lupa.
...Essendo prima la Lupa, il Fantino ed il Cavallo seguitò a correre, e fu sempre primo. La Civetta, che era seconda, venne in pretensione di Palio, onde queste due Contrade si messero in litigio, ma dal Ser.mo Principe Mattia fu risoluto che si desse alla Civetta, che vi corriva Bacchino.
Molto più probabilmente furono i Giudici della Vincita o dai Deputati della Festa, che per l’occasione erano i signori Angiolo Venturi, Angiolo Perini Brancadori e Bernardino Tancredi, a richiedere a Don Mattias un autorevole parere su quale Contrada era da ritenersi la vera vincitrice del Palio di Provenzano del 2 luglio 1664. Comunque sia, il Governatore di Siena, preso atto di quanto accaduto (non sappiamo se il fantino della Lupa era semplicemente caduto da cavallo o si era buttato, in mancanza di norme precise, quasi certamente applicò al caso in questione il regolamento delle corse “alla lunga” ed attribuì la vittoria alla Civetta.
Più particolareggiato è il resoconto, che si legge nel manoscritto ottocentesco “Relazione delle Rappresentanze, Spettacoli e Comparse, etc.”; tuttavia molti dati ivi riportati sono, da prendere con beneficio d’inventario:
1664. Il 2 Luglio si corse il Palio con 21 [sic] Contrade, un baccino d’argento del valore di 60 Tolleri. Fu una bella e contrastata Carriera. Alla terza girata alla voltata di S. Martino cadde la Lupa, che era prima; il Cavallo si rizzò subito e seguitò a correre, e a vincita di Palio arrivò primo il Cavallo scosso della Lupa. Ora la Civetta, in cui correva Bacchino, essendo arrivata seconda ebbe il Palio per avere così deciso il Principe Mattias nostro Governatore; e la Lupa lo voleva litigare, ma essendo stato proibito dai suoi Signori Protettori che non facessero lite, per avere così deciso il Signor Principe Governatore, ne fu dato il Palio alla Contrada della Civetta (...). Nella Lupa vi correva il bravo fantino Mone, il quale fece molte mance per la sua Contrada e per la Città, compiangendo tutti la sua disgrazia, per l’ingiusta sentenza data dal Principe Mattias.
Flaminio Rossi, nel suo manoscritto “Le Contrade di Siena” (1848), deplora la decisione del Governatore e definisce il Principe Mattias addirittura “imbecille”:
La Civetta, nella quale vi correva Bacchino, essendo arrivata seconda ebbe il Palio per avere così deciso l’imbecille Principe Mattias, giacché con buon senso vince il cavallo e non il fantino.
Per concludere, sembra che il biasimo dei Senesi circa l’operato del loro Governatore abbia indotto gli amministratori a rivedere il Regolamento della manifestazione. In futuro, infatti, fu giustamente considerato vincitore il cavallo, vero combattente del Palio, quand’anche fosse giunto primo senza il proprio fantino. Conclude il manoscritto “Relazione delle Rappresentanze, etc.”:
Il giorno dopo dai Signori Provveditori della Real Biccherna fu subbito deliberato che per l’avvenire si dasse un caso simile, che il Palio si dasse alla Contrada che il suo Cavallo fosse arrivato primo al Palco dei Giudici. E dal ora in poi nacque il detto: “Le sentenze del Principe Mattias, per oggi e forse per domani”.
Per la verità, nel libri conservati nell’Archivio di Stato di Siena non risulta alcuna deliberazione che avvalori quanto sopra.