Un Palio alla vecchia maniera, come sempre vorremmo vedere: una corsa entusiasmante, un susseguirsi di cambiamenti di posizioni, parate e nerbate con il Falchino e l'esordiente Ogiva che la spuntano negli ultimi metri superando accoppiate accreditate e molto più illustri.
Il cencio del luglio 1986 lo vince a sorpresa il Drago, ma non c'è stato niente di immeritato nella sua conclusione, Roberto Falchi alla sua prima affermazione, conduce la giovane Ogiva con l'intelligenza e la freddezza di un veterano: partito nelle retrovie riesce a mantenersi in stretto contatto con il gruppo di testa, quasi a volerli far "scannare" tra di loro e solo all'ultimo giro decide di sferrare l'attacco finale utilizzando traiettorie da mestierante recupera su tutti vincendo uno splendido, bellissimo Palio. Senz'altro uno dei più combattuti che è riuscito a tenere l'anima in sospeso a ben sei popoli fino agli ultimi metri.
Alla vigilia della corsa nessuno avrebbe mai pensato a includere il Drago tra le pretendenti alla vittoria se non i propri contradaioli. Accoppiate ben più titolate di Ogiva e Falchino si presentavano ai canapi. Tra tutte: Figaro e Aceto, Baiardo e Pes, Benito e Bastiano, Amore e Cianchino; ma un gradino al di sotto di queste, nel ruolo di outsider anche Brandano e il giovane Coghe e l'esordiente Vipera con l'esperto in materia, Bazzino si trovano accreditate alla vittoria finale.
Una scelta "alta" che comprende i migliori cavalli del momento, rende perfettamente l'idea dell'impresa portata a termine dal Drago, che ritorna alla vittoria dopo vent'anni. Una mano "oscura" che regola il destino del Palio sembra abbia voluto rendere la vittoria mancata per un soffio nell'analoga corsa del luglio 1979, che vide un arrivo a cinque Contrade dopo che per tre giri Renato Monaco e Flash Royal avevano condotto per i colori di Camporegio.
Sul verrocchio fa il suo esordio un grande personaggio dell'ippica italiana, Piero D'Inzeo. Con lui s'inaugura la serie dei mossieri scelti tra personalità indiscusse dal punto di vista tecnico e della notorietà nazionale. Quasi che il concetto di notorietà, come prestigio personale da difendere, fosse stato invocato come vaccino "anti usura".
D'Inzeo si trova subito a gestire una mossa apparentemente non facile: tra i canapi ben due coppie di avversari sono affiancate, e un'altra si trova tra il nono posto e la rincorsa. E per finire come elemento di disturbo due nuove cavalle con il vizio di scalciare - Vipera e Ogiva - oltre all'inevitabile irrequietezza di Baiardo.
Le Contrade entrano tra i canapi nel seguente ordine: Nicchio, Bruco, Onda, Torre, Tartuca, Chiocciola, Montone, Drago, Civetta e di rincorsa il Leocorno. Quando D'Inzeo invita Aceto ad entrare al nono posto, la Piazza non fa in tempo a chiedersi quanto e come la rivale della Civetta, che si trova di rincorsa, possa disturbare la strafavorita del Palio, che Aceto accenna uno scarto improvviso ed esce dai canapi.
Sono attimi drammatici, nessuno riesce bene a comprendere cosa sia successo. Aceto una volta fuori dai canapi scende da cavallo con grosse difficoltà e si distende sul tufo. Dopo poco il fantino della Civetta viene portato in barella all'entrano per un esame più serio: solo dopo diversi minuti la Piazza verrà a conoscenza del calcione che Aceto ha rimediato da Ogiva.
Dopo una sospensione di dieci minuti tesa a comprendere le condizioni di Aceto, D'Inzeo chiama le Contrade a rientrare tra i canapi, la Civetta, per la grande delusione dei suoi contradaioli non esce dall'Entrone. Si corre in nove e questo certamente pregiudica molte strategie paliesche.
Trascorrono ancora dieci minuti prima che si raggiunga l'ordine dovuto, l'ulteriore ritardo è dovuto a Baiardo che innervositosi rifiuta l'entrata tra i canapi. Solo quando sarà accompagnato dal proprio barbaresco verranno a crearsi i presupposti per partire.
Dopo numerosi sforzi Renato Porcu sprona Mariolina e D'Inzeo abbassa il canape. La mossa è buona, l'allineamento è perfetto. La Torre fianca per prima ma con un attimo di anticipo e Bastiano rischia quasi di cadere. Partono invece molto bene Nicchio, Chiocciola e Onda, seguiti da Leocorno, Bruco, Torre, Drago, Montone e Tartuca.
A San Martino Massimino è sempre avanti, tallonato da Cianchino. Subito dietro e praticamente allineati seguono Chiocciola, Bruco e Montone. Alle loro spalle Torre e Leocorno franano per non urtare sulla Chiocciola. Per ultimi girano Drago e Tartuca.
Al Casato le posizioni di testa rimangono invariate, col Montone che recuperando sulla Chiocciola si porta al terzo posto. Intanto il Bruco non riesce a girare e sbatte violentemente sui palchi coinvolgendo in una spettacolare caduta anche Leocorno e Tartuca. In questo modo dopo che la Civetta è stata costretta a rinunciare al Palio, altre tre Contrade sono eliminate dalla corsa. Rimangono solo in sei e sono tutte a stretto contatto.
All'inizio del secondo giro il Nicchio è sempre in testa, seguito dall'Onda mentre si fa minaccioso il ritorno di Baiardo e Beppino Pes. Alle loro spalle la Chiocciola, la Torre e il Drago non sembrano aver abbandonato né le forze nell'idea del possibile riaggancio. In quest'ordine le Contrade oltrepassano anche il secondo San Martino.
All'uscita della curva Brandano sembra perdere terreno e viene affiancato da Cianchino. L'esordiente Massimino non si perde d'animo e comincia a nerbare il fantino dell'Onda. Al Casato i due entrano praticamente affiancati, con il Nicchio che si sbilancia gravemente urtando nei palchi.
Anche il Montone nel disperato tentativo di infilare il duo di testa sbatte nei legni perdendo sia l'azione che la terza posizione a favore della Chiocciola, mentre la Torre si avvicina nuovamente. Il Drago in coda al gruppo segue a debita distanza senza perdere terreno.
Avvicinandosi al terzo San Martino le posizioni cambiano ancora: il Nicchio appare in gravi difficoltà e viene a ritrovarsi in terza posizione alle spalle dell'Onda e della Chiocciola. A sua volta Massimino è incalzato da Montone e Torre.
Questo è il primo momento cruciale del Palio: Bazzino sorpassando il Nicchio ha inevitabilmente "alzato" Nicchio, Montone e Torre togliendole definitivamente qualsiasi pretesa, della manovra ne approfitta Robertino Falchi che spinge "l'Ogiva", come una vera e propria bomba all'interno della pista.
A San Martino Cianchino è forte di quasi un colonnino di vantaggio su Chiocciola e Drago. Dietro Nicchio, Torre e Montone non sono più in grado di impensierire. Ma davanti la lotta infuria: Amore dimostra ancora una volta di non avere il terzo giro nelle gambe e prima del Casato perde tutto il suo vantaggio.
Un attimo prima dell'inizio della curva le posizioni sono sempre invariate ma l'esito finale dipende tutto dalle traiettorie: Bazzino si affianca all'esterno dell'Onda, mentre il Falchi riprende "in mano" Ogiva per gettarsi all'interno della curva. Cianchino gira la testa e si accorge subito del pericolo, ma è sempre primo.
All'uscita della curva, a pochi metri dall'arrivo, il Drago ha uno spunto finale irresistibile, con cui brucia sia l'Onda che la Chiocciola. Roberto Falchi oltrepassa il bandierino col nerbo alzato in segno di vittoria mentre dalla sua bocca si sprigiona un urlo di gioia incontenibile, al quale fa eco con tutta la propria gioia quello degli increduli contradaioli del Drago.