1581, 6 agosto
Un palio rionale con cavalle indetto dalla Contrada dell'Elefante
Come intermezzo tra le feste indette dalla Contrada dell'Istrice e la gran carriera dell’Assunta, che la nobile Contrada dell'Aquila stava già preparando, vi fu un Palio indetto dalla Contrada dell'Elefante. La festa ebbe luogo il 6 agosto 1581 col premio d’un cappel come cimiero ed uno a chi più bel veder si facesse.
Protagoniste di questa carriera rionale furono quattro Contrade: Onda, Oca, Lupa e Valdimontone. Il Palio fu caratterizzato da una disputa fra l’Onda e l’Oca: l’Onda contestò alla Contrada di Fontebranda alcune irregolarità prima della mossa e l'Oca, offesa, si astenne dal correre. In sua vece si presentò la Lupa, che però non fece comparsa. La cavalla dei Lupaioli non ebbe molta fortuna, perché fu protagonista di una rovinosa caduta.
Vinse così l'Onda, mentre all’Oca fu assegnato il masgalano in segno di consolazione. Fu presente alla festa il Governatore di Siena Federigo Barbolani da Montauto.
L’Onda fu la primiera che comparse,
A chi governa Siena, a Pescatori
Con li suoi esercitij, e rime sparse
Ne i bianchi fogli da gli Stampatori;
E fatto mostra a li Giudici apparse
Con la cavalla a tuon d’alti romori,
Marcata al luogo ove si dava il corso
Del bel corrir, e ne rodeva il morso.
L'Oca a farsi veder tardò un poco,
Perché volse li Dei seco menare
Com’altra volta fece, ma di foco
La cavalla parea a lo sbruffare,
E perché volse ben metter nel gioco
Il Ragazzo del Barber, a quel pare
L’Onda non volse, e da quel corso prese
Altro viaggio, e così l’Oca fece.
Talché la festa quasi era dismessa,
E quasi ognun’ pigliava altro cammino,
La voce rapportò la cosa espressa
A chi dell’Elefante havea il domino;
Veduto l’Onda poi che li fu ammessa
La sua ragion, e che il suo Dio marino
Se non corriva il Palio non havea
Tornò al corso, e al vincer attendea.
Venne la Lupa poi in cambio a l’Oca,
Senza livrera e non molti suoi fidi
Con la cavalla, ma con gente poca,
Senza tromb’o tamburi, e manco gridi.
Quelli dell’Onda l’Oceano invocan,
E quelli della Lupa i suoi infidi;
Ma perché la cavalla cascò a terra,
Dell’alta Lupa l’Onda il palio afferra.
All’Onda conveniva il premio ancora
Sì come suo, e per più ragion vere
Che negar non si ponno, perché allora
L’Oca lassò il corrir, e le sue schiere
In Fonte Blanda andorno in su a quell’hora,
E si spogliò di quel c’havea avere.
Pur come fussi l’Oca il premio hebbe,
E ‘l Palio l’Onda, e del premio l’increbbe.
[D. Cortese, "Trattato sopra le belle e sontuose feste etc. (1581)". BCS, ms B V 42].
La Contrada dell’Onda era intervenuta alla festa di Salicotto con un’invenzione ispirata all’Oceano. Il personaggio principale
in tale occasione fu Nettuno, dio del mare, che recitò tre stanze composte dallo stesso Domenico Cortese. Il componimento
a stampa è andato perduto, ma nel "Trattato sopra le belle e sontuose feste" del 1581 il Cortese ne riportò il testo, che era così formulato: "L’Onda Nepote del grande Oceano e di Teti". La poesia esaltava l’alto valor di chi trovò la Pescha, / E di chi dona ai pesci il moto e l'esca, e si concludeva con un’esortazione per i Giudici della Festa a dare a chi ben pesca aiuto sano, nonché il palio, o ver il premio.
Un'altra Contrada, che sicuramente intervenne a questa festa, fu il Montone.
Provano la partecipazione di questa Contrada quattro "Stanze cantate da un Fanciullo in nome della Gioventù Tanagrea" ed un "Madrigale da cantarsi in musica". Come sta scritto nel bel frontespizio della composizione poetica fatto dallo stampatore Luca Bonetti l’inventione fu rappresentata dalla Contrada del Montone in occasione del Palio da corrersi in Siena nell’onorata Contrada del Lionfante. MDLXXXI. La poesia s’ispira alla favola mitologica di Mercurio, che condusse un ariete attorno alle mura di Tanagra, città della Beozia, per liberarla dal mortifero veleno del serpente Fitone (o Pitone). Per questa ragione i Tanagrei si dichiararono seguaci del montone.